Chi sono i veri responsabili degli omicidi in Siria?
di Michele
Lasala
A giudicare dai
titoli dei giornali di questi ultimi giorni, pare che la situazione politica
della Siria sia abbastanza complessa, oltre che delicata. È difficile fare una
analisi dettagliata di quanto sta accadendo in questa terra, martoriata e allo
stesso tempo umiliata dalle carneficine
quotidiane; è difficile esprimere un giudizio adeguato, seppur di carattere
morale, sul ruolo politico di ogni singola figura che dall’alto manipola le
menti di chi effettivamente compie atti criminosi. Chi è il vero responsabile
degli assassinii, chi dovrà rispondere dell’accusa di omicidio? Assad è uno dei
responsabili o è un dittatore che, in quanto dittatore, svolge un ruolo
politico per cui vede la violenza come l’unico mezzo efficace
per reprimere i rivoltosi?
E poi, noi tutti
siamo responsabili davanti a questi massacri oppure dobbiamo considerarci
semplicemente attenti e sensibili lettori di giornali?
È curioso come
Benedetto XVI, proprio in riferimento alla situazione politica della Siria, lanci
un pressante appello durante l’Angelus: «si
ponga fine a ogni violenza e spargimento di sangue» e «non venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, anche da
parte della comunità internazionale» con
«dialogo e riconciliazione» per «un'adeguata
soluzione politica del conflitto». Non si può non condividere un pensiero
come questo, ma è altrettanto vero che il Papa in questi giorni, mentre in
Siria muore gente, muoiono cristiani, è a Castelgandolfo, nella sua residenza
estiva. Certo, il Papa non può andare a combattere, Benedetto XVI non è Giulio
II. Perciò mi chiedo come sia possibile risolvere quella situazione. Sono sufficienti
le parole del pontefice? Io temo proprio di no.
Di chi è la
responsabilità quindi? Hanna Arendt, nel saggio Colpa organizzata e responsabilità universale, ad un certo punto
dice, parlando delle responsabilità dello sterminio degli ebrei: «A ben vedere, quando tutti sono
colpevoli nessuno può essere giudicato, poiché quella colpa non è congiunta
nemmeno alla mera apparenza, la mera parvenza di responsabilità. Fintanto che
la punizione rappresenterà un diritto del criminale – e questo modello è stato
per più di duemila anni il fondamento del senso della giustizia e del diritto
dell’uomo occidentale – la colpa implicherà la coscienza della colpa e la
punizione la certezza che il criminale una persona responsabile».
